Iacopo, Bonconte e la Pia

Iacopo, Bonconte e la Pia

Pentirsi alla fine

Virgilio e Dante si sono lasciati alle spalle i pigri a pentirsi della prima balza dell’Antipurgatorio, quando, mentre camminano, alcune anime si rendono conto che Dante proietta la sua ombra, essendo ancora vivo: le anime sono tutte stupite e si accalcano presso i due viandanti, chiedendo a Dante di portare il loro nome e il loro ricordo quando ritornerà nel mondo. Queste sono le anime di coloro che furono in vita peccatori, ma, nell’ultimo istante di vita si pentirono veramente dei loro peccati. Parla Virgilio:

«Questa gente che preme a noi è molta, 
e vegnonti a pregar», disse ‘l poeta: 
«però pur va, e in andando ascolta».

«O anima che vai per esser lieta 
con quelle membra con le quai nascesti», 
venian gridando, «un poco il passo queta.

Guarda s’alcun di noi unqua vedesti, 
sì che di lui di là novella porti: 
deh, perché vai? deh, perché non t’arresti?

Le anime chiedono a Dante di fermarsi, ma il maestro lo ammonisce e lo incinta a continuare il cammino, mentre ascolta le storie di queste anime. Sono tre quelli che gli rivolgono la parola: Iacopo del Cassero, Bonconte da Montefeltro e Pia de’ Tolomei.

Ond’io, che solo innanzi a li altri parlo, 
ti priego, se mai vedi quel paese 
che siede tra Romagna e quel di Carlo,

che tu mi sie di tuoi prieghi cortese 
in Fano, sì che ben per me s’adori 
pur ch’i’ possa purgar le gravi offese.

Iacopo del Cassero

Così inizia il discorso di Iacopo del Cassero. Originario di Fano, mentre si trovava nel territorio di Padova fu raggiunto da dei sicari, inviati da Azzo d’Este. Se fosse riuscito a fuggire sul Brenta, si sarebbe salvato, ma sfortunatamente con il suo cavallo rimase impigliato nella palude e qui trovò la morte.

Bonconte da Monfeltro

Tuttavia, il colloquio più interessante è quello con Bonconte da Montefeltro:

Poi disse un altro: «Deh, se quel disio 
si compia che ti tragge a l’alto monte, 
con buona pietate aiuta il mio!

Io fui di Montefeltro, io son Bonconte; 
Giovanna o altri non ha di me cura; 
per ch’io vo tra costor con bassa fronte».

La storia è molto interessante. Egli fu uno della schiera dei cavalieri che colpì la guarnigione di Dante durante la battaglia di Campaldino del 1289. Durante lo scontro fu però ferito e senza il suo cavallo si allontanò dalla battaglia, ferito da una freccia al collo. Arrivato dove il fiume Archiano si getta nell’Arno trovò la morte, chiedendo aiuto alla Madonna poco prima di morire. Appena la vita sgorgò fuori da lui un demone si avvicinò al suo corpo per portare l’anima all’inferno, ma un angelo lo precedette e salvò l’anima del soldato portandola in purgatorio: il demone, arrabbiato, si lamenta del fatto che una lacrimuccia possa salvare un’anima e dunque, non essendogli rimasto altro che il copro dell’uomo, decide di farlo a pezzi e buttarlo nel fiume.

Io dirò vero e tu ‘l ridì tra’ vivi: 
l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno 
gridava: “O tu del ciel, perché mi privi?

Tu te ne porti di costui l’etterno 
per una lagrimetta che ‘l mi toglie; 
ma io farò de l’altro altro governo!”

Pia de’ Tolomei

L’anima di Pia de’ Tolomei compare solo negli ultimi sette versi del canto, in chiave un po’ criptica in quanto non scambia una vera e propria serie di battute col pellegrino:

«Deh, quando tu sarai tornato al mondo, 
e riposato de la lunga via», 
seguitò ‘l terzo spirito al secondo,

«ricorditi di me, che son la Pia: 
Siena mi fé, disfecemi Maremma: 
salsi colui che ‘nnanellata pria 

disposando m’avea con la sua gemma»

La storia della Pia è molto simile a quella di Paolo e Francesca: fu uccisa in un impeto d’ira dal marito, forse per gelosia, forse per motivi politici, questo non si sa: sono numerosi gli studiosi che hanno provato a dare un’interpretazione a questi versi, ma tutti concordano su un fatto. Pia è un’anima gentile e generosa, l’unica che si rivolge con garbo ed umiltà a Dante. Il poeta, inoltre, ci fa sentire molto vicino l’esperienza dell’anima: con quel ricorditi di me, che son la Pia, ci sentiamo tutti in dovere di ricordarci della Pia e di tramandare la sua storia.

Secondo il pensiero di Dante e la struttura del Purgatorio le anime qui presenti sono destinate a rimanervi per un determinato periodo di tempo, che può essere ridotto con le preghiere dei vivi: Dante ci insegna dell’importanza del ricordo, tema che nel futuro verrà ripreso anche nei Sepolcri di Foscolo. A mantenere in vita un’anima e a permettergli un veloce viaggio in Paradiso (questo vale solo per Dante) nulla è più importante del ricordo.

Questi erano Iacopo, Bonconte e la Pia! 🙂  
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