Logica di Aristotele

Logica di Aristotele

Come funziona la logica di Aristotele? Cos’è un sillogismo? Cosa sono le categorie? Cos’è il quadrato delle opposizioni?

La logica aristotelica rappresenta ancora oggi la base fondamentale del nostro modo di ragionare ed argomentare. Per questo motivo, i libri della Logica sono i primi del corpus aristotelico: essi si pongono quasi al di fuori della filosofia, rappresentandone la base imprescindibile. Per analizzare la teoria logica di Aristotele, procediamo per gradi, partendo dal concetto di categoria.

Le categorie

La categoria è definibile come un predicato, un termine che si dice di qualche cosa. So che questa definizione appare davvero poco chiara, ma fidatevi, man mano che andremo avanti con la spiegazione sarà sempre più chiaro cosa intenda.

Le categorie aristoteliche sono dei termini che si differenziano tra loro per quantità e qualità.

Il fatto che esse si distinguano per quantità implica che una categoria possa essere più ampia di un’altra: ad esempio, la categoria “persona” è più grande della categoria “adolescente”, tant’è che la prima contiene la seconda.

La distinzione per qualità, invece, indica l’ambito di cui predica la nostra categoria. Aristotele distingue ben 10 tipi di categorie:

  • Sostanza: “Socrate”, “penna”, “il mio gatto Gianfranco”, “umanità”;
  • Qualità: “bianco”, “alto”, “freddo”, “divertente”;
  • Quantità: “un chilo”, “tre metri”, “troppo”;
  • Relazione: “doppio”, “simile”, “figlio di”;
  • Luogo: “a scuola”, “sotto il letto”, “nella scatola”;
  • Tempo: “ieri”, “dopodomani”, “nel 1875”;
  • Situazione: “è seduto”, “è morto”, “sta dormendo”;
  • Avere: “ha un ombrello”, “porta le scarpe”, “è armato”;
  • Agire: “lava”, “taglia”, “bagna”;
  • Subire: “viene lavato”, “è tagliato”, “viene bagnato”.

Le categorie possono essere considerate in quanto unità linguistiche oppure ontologiche, in entrambi i casi la categoria di sostanza è quella fondamentale.

Mi spiego meglio: consideriamo il piano linguistico. Le categorie possono essere usate, come intuibile, per formare proposizioni (anche perché prese da sole non hanno senso). Ma una proposizione che non contiene alcuna categoria di sostanza risulta insensata, perché priva di soggetto. Ad esempio, ha senso dire “Alice fa la lavatrice“, ma nessun’altra versione di questa frase in cui la sostanza Alice sia sostituita da una categoria di altro tipo: le frasi “simile fa la lavatrice“, “arancione fa la lavatrice” o “un chilo fa la lavatrice” sono evidentemente prive di qualsiasi senso logico. Se avete un amico che si chiama Arancione allora forse la seconda potrebbe andare bene, ma in quel caso Arancione diventerebbe categoria di sostanza esattamente come Alice, quindi no, siamo punto e a capo.

Sul piano ontologico il discorso in realtà è simile: la sostanza è necessaria all’esistenza delle altre categorie, mentre essa può esistere autonomamente.

Anche in questo caso, facciamo qualche esempio: prendiamo come sostanza Giulia, che poi sarei io. La sostanza Giulia ha la qualità di essere bellissima, la situazione di essere seduta, il luogo di essere a casa. Le altre categorie non hanno senso senza una sostanza di riferimento, mentre “Giulia” esiste a prescindere da questi attributi. Se io, invece di essere bellissima, seduta e a casa fossi brutta, sdraiata e in piazza, rimarrei comunque Giulia. Una Giulia quantomeno bizzarra, ma comunque Giulia. Se Alice non facesse la lavatrice, sarebbe comunque Alice.

Per questo, se la sostanza è l’essenza, le altre 9 categorie sono dette accidenti: sono accidentali, possono esserci o meno senza cambiare la sostanza.

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Comments: 1

  1. giulia ha detto:

    grazie mille! chiara e precisa

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