Søren Kierkegaard

Søren Kierkegaard

Quali sono le caratteristiche principali della filosofia di Kierkegaard? Cos’è l’angoscia? Come si supera? Cosa si intende per vita estetica, vita etica e vita religiosa?

Kierkegaard, inizialmente filo-hegeliano, dà vita ad una sua linea filosofica originale proprio quando muove una critica nei confronti di Hegel. Secondo Kierkegaard, l’errore di Hegel è di porre il focus sull’essenza e non sull’esistenza. Per l’importanza che Kierkegaard affida a questo termine, egli è considerato l’antesignano dell’esistenzialismo.

La differenza tra questi termini è visibile anche dal punto di vista etimologico: esistenza deriva da ex-sisto, “stare fuori”, quindi stare nel nulla. La nascita, il giungere ad esistere, è come essere gettati nel nulla.

Angoscia e disperazione

Il fatto che la nostra esistenza sia caratterizzata dal contatto col nulla fa sì che in noi sia presente un sentimento costante di angoscia. L’angoscia è una sensazione data dalla “paura del nulla”, che si presenta soprattutto davanti alle decisioni. Davanti ad una decisione, infatti, c’è sempre l’opzione che il nulla si manifesti, dunque proviamo angoscia.

L’altro sentimento che caratterizza la vita dell’uomo è la disperazione, che si presenta quando l’Io si confronta con se stesso. Essa è causata dal fatto che l’individuo può condurre la propria esistenza sostanzialmente in due modi: può essere se stesso, e in questo modo rendersi conto del suo status di essere effimero, oppure può essere altro da sé, quindi non realizzarsi mai. Entrambe le vie sono evidentemente poco invitanti, dunque quando l’Io riflette sulla propria esistenza cade nella disperazione.

In sostanza, l’angoscia è data dal rapporto Io – Mondo, mentre la disperazione dal rapporto Io – Se stesso.

Ma come si supera questa angoscia esistenziale? Kierkegaard individua tre vie principali che l’uomo utilizza nel tentativo di sopprimere l’angoscia.

Vita estetica

La vita estetica è quella del Don Giovanni, di colui che non prende decisioni: giace con molte donne, vive istante per istante, senza impegno, captando i singoli piaceri.

Tuttavia, questa via conduce alla noia. Il Don Giovanni non prende impegni, il che dimostra che non ha una vera volontà. Al contempo, vivendo istante per istante, non costruisce una storia, in sostanza non vive. Paradossalmente, volendo vivere tutto, vive il nulla. Rendendosi conto di ciò, cade nella disperazione.

Vita etica

Rappresentata dalla figura del marito, al contrario della vita etica, è caratterizzata dall’atto della scelta. Il marito compie una serie di scelte decisive: il matrimonio, la famiglia, il lavoro.

Tuttavia, anche il marito, pur compiendo delle scelte, non esprime una volontà. La sua scelta, infatti, non deriva dalle sue attitudini personali, bensì dai dettami etici conformisti. La prassi vuole che un uomo per bene si sposi, abbia dei figli e un buon lavoro, ma questa non è la volontà del singolo. Di conseguenza, anche il marito cade nella disperazione.

Vita religiosa

Rappresentata dalla figura di Abramo. L’uomo di abbandona completamente a Dio, tralasciando qualsiasi altra norma.

Abramo ha seguito la volontà di Dio a tal punto da essere disposto perfino ad uccidere il figlio, pur di assecondarlo.

Abbandonandosi alla volontà del divino si supera l’angoscia. Il singolo è eticamente subordinato alle leggi universali, ma nel rapporto con il divino si ritrova improvvisamente superiore all’universale, in una posizione privilegiata rispetto al resto. Dio è l’altro radicale, ciò che è altro da noi per eccellenza, ed esporsi all’altro radicale permette di superare l’angoscia, proprio perché ci si immerge in un’angoscia totale che va ad annullarla. In questo modo, il singolo accetta la propria solitudine.

Questo era il pensiero di Kierkegaard 😉
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