Montesquieu

Montesquieu

Com’è strutturata la teoria politica di Montesquieu? Qual è il percorso che lo porta a teorizzare la separazione dei poteri?

Montesquieu nasce nel 1689 e muore nel 1755 a Parigi. Membro di una rinomata famiglia di giuristi, anch’egli si applica nello studio del diritto. La sua opera fondamentale è Lo spirito delle leggi, pubblicata nel 1748.

Montesquieu definisce una legge come un rapporto necessario che deriva dalla natura delle cose. Una legge non è dunque una norma arbitraria ed astratta, ma che vive in rapporto con la realtà. Non sono gli uomini a piegarsi davanti alla legge, ma sono le leggi che devono conformarsi alla vita degli uomini.

Le forme di governo

Per quanto riguarda le forme di governo, egli ritiene che ne esistano tre: la repubblica, quando il potere è affidato al popolo, la monarchia, quando il potere è affidato ad un singolo e ci sono delle leggi che regolano lo stato, e il dispotismo, quando il potere è affidato ad un singolo e non esistono leggi. Ognuna di queste forme di governo ha una propria natura ed un proprio principio, ovvero ha degli elementi che la rendono tale e che la fanno agire in un determinato modo.

Nella repubblica, il popolo è allo stesso tempo monarca e suddito. Il principio di questa forma di governo è la virtù politica: è necessario che il popolo sacrifichi il proprio egoismo e metta al primo posto il bene comune. Montesquieu ritiene che per ottenere ciò sia necessario che il governo metta al primo posto l’educazione, mezzo che può votare il popolo al pubblico interesse.

Nella monarchia, un singolo governa secondo leggi stabilite. Ciò implica la presenza di poteri intermedi, come la nobiltà, il clero o le amministrazioni locali. Il potere intermedio agisce in qualche modo da garante, da custode delle leggi. In questo modo, si crea un gioco di opposizioni che crea stablità. Il principio di questo governo è l’onore, ossia l’ambizione che smuove le varie componenti. Infatti, ognuna di esse crede di agire per il proprio interesse, ma in realtà, grazie al gioco di opposizioni, sta agendo per il bene comune.

Il dispotismo, secondo Montesquieu, è un regime immorale che va contro la natura umana. Il principio su cui si basa è la paura, in quanto il potere viene esercitato mediante la violenza. L’educazione è inesistente, in quanto l’ignoranza è utile all’obbedienza. In questo governo, dunque, le leggi coincidono con le imposizioni del despota, che si scontrano con le volontà degli uomini. Tuttavia, ciò va contro a ciò che Montesquieu ha affermato in primis: non sono gli uomini a doversi piegare alle volontà delle leggi, sono le leggi a doversi conformare alla vita degli uomini.

Libertà politica e separazione dei poteri

Montesquieu inizia dunque a teorizzare una sua definizione di libertà. La libertà è fare ciò che si deve volere, ossia ciò che è stabilito dalle leggi. Infatti, se il cittadino potesse fare solo ciò che è vietato dalla legge, questo non sarebbe libero.

Di conseguenza, è necessario che in uno stato sia impedito l’abuso di potere da parte di chi lo detiene. E poiché solo il potere può arrestare il potere, è fondamentale che i poteri risiedano in mani diverse.

Montesquieu individua due poteri dello stato: quello legislativo e quello esecutivo. Decreta che il potere legislativo debba appartenere al popolo o alla nobiltà (o ancor meglio da entrambi, come nel modello bicamerale inglese molto ammirato da Montesquieu), che provvederanno a formulare o abrogare le leggi, mentre l’esecutivo viene affidato al monarca, il quale farà eseguire le leggi dettate dalla controparte. In questo modo, si ha un governo misto, nel quale i poteri si limitano a vicenda.

Questa era la filosofia di Montesquieu 😉
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