Tommaso d’Aquino

Tommaso d’Aquino

 

Qual è lo scopo della teologia tomista?

San Tommaso vuole fondare una vera e propria scienza teologica, ossia impostare il lavoro del teologo secondo i criteri di qualsiasi altra scienza. Il problema fondamentale di questa missione è che, naturalmente, le premesse da cui muove la teologia sono ben differenti da quelle su cui si basano le altre scienze: l’esistenza di Dio e i dogmi cristiani non hanno infatti l’attributo fondamentale dell’evidenza.

Tommaso risponde a questo problema affermando che i principi che apprendiamo per fede sono ontologicamente superiori a quelli analizzati dalla scienza, di conseguenza la ragione umana non può apprenderli appieno. Tuttavia, Dio può illuminarci fino al punto di conferire una certa evidenza a questi principi.

Un altro modo per apportare ulteriore evidenza ai dati di fede può essere quello dell’analisi filosofica: infatti, partendo dal presupposto che la verità debba necessariamente essere una, non è possibile che le conclusioni tratte dalla teologia divergano da quelle tratte dalla filosofia. Tuttavia, secondo Tommaso la teologia è un gradino più in alto: queste due discipline utilizzano infatti metodi di ricerca simili ma la teologia ha come premessa la rivelazione divina. Di conseguenza, qualora le verità raggiunte con l’analisi filosofica divergano da quelle teologiche, si deve supporre che la ragione sia caduta in errore (poiché ovviamente la rivelazione non può essere sbagliata, derivando direttamente da Dio).

Possiamo quindi utilizzare la filosofia per analizzare i dati di fede, ma possiamo anche scoprire delle nuove verità utilizzando solo ed esclusivamente la forza della ragione umana.

 

Le cinque vie

La più importante applicazione di questa teoria è quella che porta Tommaso a postulare cinque prove per dimostrare l’esistenza di Dio partendo dall’esperienza sensibile di ogni uomo (si tratta quindi di prove a posteriori), anche note come le cinque vie. Vediamole insieme:

  1. VIA COSMOLOGICA: è la via del motore immobile. Partiamo dall’evidenza che le cose, nel mondo, si muovono. Noi sappiamo che qualsiasi cosa si muova deve essere necessariamente mossa da qualcos’altro (can you feel the Aristotele?).
    Quindi, diciamo che D è mosso da C. C deve essere per forza mosso da un altro oggetto B. B, quindi, deve essere stato mosso a sua volta da A. Risulta evidente come questo meccanismo potrebbe andare avanti all’infinito. Quindi, per Tommaso, si deve necessariamente ammettere l’esistenza di un primo motore immobile che avrà dato inizio al movimento, e questo motore è identificabile  proprio in Dio.
  2. CAUSA INCAUSATA: sappiamo che ogni cosa esistente deve avere una causa efficiente da cui scaturisce. Quindi, seguendo un ragionamento simile a quello effettuato per la prima via, onde evitare un regresso infinito dobbiamo ammettere l’esistenza di una prima causa incausata, che anche in questo caso coincide con Dio.
  3. ESSERE NECESSARIO: ogni ente è sottoposto a fenomeni di generazione e corruzione, è quindi contingente (può essere e può non essere: ad esempio, gli uomini prima di nascere non sono, poi sono durante la vita, infine con la morte cessano di essere). Essendo contingente, non ha in sé la ragione del suo essere: la sua esistenza non è necessaria, è soltanto possibile. Deve esserci quindi un ente in virtù del quale ogni altro ente viene al mondo, un ente che esista necessariamente, quindi Dio.
  4. GRADI DI PERFEZIONE: noi attribuiamo alle cose dei “gradi di perfezione”, diciamo infatti, ad esempio, che una cosa è bella o nobile, un’altra lo è di meno, un’altra ancora lo è di più. Ma quando noi effettuiamo questi confronti dobbiamo avere per forza un termine di paragone assoluto che detenga ogni perfezione in sommo grado (per capire questo concetto possiamo paragonarlo alle idee platoniche), che è necessariamente Dio.
  5. L’INTELLIGENZA ORDINATRICE: gli enti naturali, anche se privi di intelligenza, agiscono spesso in vista di un fine. Se essi riescono a fare ciò, devono essere guidati da un principio a loro esterno che li ordina volgendoli a tale scopo e questo principio è Dio.

 

Considerando l’ultima via, viene spontaneo chiederci quale sia per Tommaso il rapporto tra Dio ed il mondo. Egli distingue l’essenza delle cose, ossia ciò che le rende come sono (pensiamo al concetto di sostanza aristotelico), dall’esistenza.

Negli esseri contingenti l’essenza non include l’esistenza, che viene invece donata da qualcun altro, in questo caso, come abbiamo detto, da Dio. In Dio, quindi, essenza ed esistenza devono necessariamente coincidere: Dio è puro essere, come viene anche confermato dall’unica definizione che ci dà di sè stesso nella Bibbia:

Io sono colui che sono”.  

Esodo 3,14

L’essere delle cose create è diverso da quello divino perché è un essere ricevuto da Dio per partecipazione. Le creature sono simili a Dio nella misura in cui prendono parte all’essere divino, ma sono nel frattempo molto diverse da lui, essere infinitamente perfetto.

 

Questo era il pensiero di Tommaso d’Aquino 😉
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Comments: 1

  1. Giovanni Agostinelli ha detto:

    anda se posso, premetto non sono un filosofo, quindi con tutti i miei limiti.
    Domanda: posso conoscere? come e che cosa posso conoscere?
    Grazie

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