I segni diacritici

I segni diacritici

Che cosa sono i segni diacritici?

I segni diacritici (dal greco “διακριτικός”, cioè “atto a distinguere, distintivo”) sono segni grafici che rendono più chiara la pronuncia di una lettera o di una parola. Essi sono: lo spirito, l’accento, l’apostrofo, la coronide e la dieresi.

Spirito

Ogni parola greca che inizia per vocale o per dittongo porta lo spirito: esso indica la presenza o l’assenza di aspirazione. Si distinguono:

  • Lo spirito dolce, che segna l’assenza di aspirazione;
  • Lo spirito aspro, che indica aspirazione, segno della caduta di σ o di “j”, e talora di “ϝ”.

Lo spirito aspro è sempre presente sulla vocale iniziale υ e sulla consonante ρ a inizio di parola.

Ѐ bene notare che la differenza di spirito costituisce un elemento sufficiente per distinguere due parole diverse: per esempio ὄρος significa “monte”, e ὅρος, “confine”.

Lo spirito si trova sempre sopra la vocale iniziale di parola, se minuscola. Se, invece, la vocale o la consonante ρ sono maiuscole, lo spirito e l’eventuale accento si pongono in alto a sinistra.

Accento

I Greci avevano una percezione diversa dell’accento rispetto a noi. In italiano l’accento è intensivo, cioè la sillaba tonica acquista prominenza a causa di un potenziamento della voce. In greco antico, invece, l’accento è melodico o musicale, è connesso cioè non all’intensità, ma all’altezza della voce.

Tutte le parole greche, tranne le enclitiche e le proclitiche, portano sulla sillaba tonica il segno grafico dell’accento, che può essere di tre tipi:

  • Acuto: indica innalzamento della voce e si pone su vocali brevi, lunghe o dittonghi; nei dittonghi l’accento si segna sul secondo elemento, ma si pronuncia sul primo;
  • Grave: indica mancato innalzamento della voce e si pone su vocali brevi, lunghe e su dittonghi, solamente in sillaba finale di parola, quando la parola non sia seguita da segno d’interpunzione o da parola enclitica.
  • Circonflesso: indica prima innalzamento e poi abbassamento della voce. Poiché richiede un certo tempo per poter essere bene articolato, cade solo su vocali lunghe e su dittonghi.

Le distinzioni che abbiamo tracciato, benché fondamentali sul piano teorico, non possono essere applicate nella pratica della nostra pronuncia del greco a causa della nostra consuetudine a percepire l’accento come un fenomeno puramente intensivo. Pertanto, essendo incapaci di riprodurre l’accento melodico greco, leggiamo le parole greche conferendo loro il nostro accento intensivo.

Apostrofo

Esso è usato, come in italiano, per indicare l’elisione di una vocale finale di parola o anche l’aferesi di vocale iniziale.

Coronide

Del tutto simile a uno spirito dolce, ma facilmente individuabile perché si trova su vocali all’interno della parola, la coronide è il segno della crasi avvenuta tra la vocale finale di una parola e quella iniziale della parola successiva.

Dieresi

Essa indica che due vocali consecutive, che di norma costituiscono un dittongo, non formano dittongo e quindi appartengono a due sillabe diverse. Il segno della dieresi si pone sulla vocale dolce del nesso, che è sempre la seconda. In principio di parola la separazione di due vocali è solitamente indicata dal fatto che lo spirito è segnato sulla prima di esse e l’accento sulla seconda: in questo caso il segno della dieresi risulta superfluo.

Questi erano i segni diacritici! 😉

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