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Protagora

Il frammento senza dubbio più celebre di Protagora è quello in cui afferma che “l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono così come sono, di quelle che non sono così come non sono”. Ci sembra dunque opportuno partire analizzando e spiegando questa frase.

Innanzitutto, dobbiamo chiederci cosa intenda Protagora quando parla di uomo: si riferisce al singolo individuo oppure all’uomo come umanità? In base a come rispondiamo a questa domanda, possiamo dare due interpretazioni a questa frase:

  1. Il singolo individuo è la misura di tutte le cose -> prospettiva relativistica: in questo caso, la frase significa che la natura delle cose varia a seconda di come il singolo le percepisce. Ad esempio, se io e te siamo nella stessa stanza, io posso dire che fa caldo, tu che fa freddo. Nessuno dei due, secondo Protagora, ha ragione o torto: la temperatura si definisce in base a come ognuno di noi la percepirà.
  2. L’umanità è misura di tutte le cose -> i nostri criteri di giudizio sono solamente umani: non c’è un criterio assoluto, o divino.

Conseguenza di ciò è che si potrebbe giungere alla conclusione che tutte le opinioni siano vere. Affermare ciò è come ammettere che non esiste la verità, il che crea certamente dei problemi nella vita quotidiana di ciascuno di noi: come possono gli uomini ponderare le proprie scelte se non c’è un criterio da seguire? Se non esiste un criterio assoluto di verità, dobbiamo individuare un altro criterio su cui basare le nostre scelte, che secondo Protagora è il criterio dell’utile. Siamo tutti d’accordo su cosa sia utile: ad esempio, è preferibile essere sani piuttosto che malati, essere ricchi piuttosto che poveri.

La capacità di gestire i propri affari secondo il criterio dell’utile è quella che Protagora chiama virtù politica (da non confondere con la virtù più strettamente etica, quella che i Greci chiamano aretè), che tutti possono apprendere ed esercitare.

 

 

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